Cosa sapere - Vesuvio

Cosa sapere?

Il Vesuvio si trova a est di Napoli, in una zona densamente popolata: per questo, è considerato uno dei vulcani a più alto rischio del mondo. È costituito dai resti del più antico Monte Somma e da un edificio vulcanico più recente chiamato Gran Cono del Vesuvio.
Nel corso della storia eruttiva del vulcano, si sono alternati periodi di attività e periodi di riposo. Questi ultimi sono stati interrotti, da eruzioni esplosive ad alta energia, a cui sono seguite frequenti eruzioni effusive o esplosive di media e bassa energia.
L’eruzione più famosa, descritta da Plinio il Giovane, è quella del 79 d.C. che distrusse Pompei, Ercolano e Stabia. L’ultima eruzione invece risale al 1944 ed è stata caratterizzata da attività di tipo effusivo ed esplosivo a bassa energia. L’evento ha causato la morte di 21 persone e la parziale distruzione dei paesi di San Sebastiano al Vesuvio e Massa di Somma.
Da allora, il vulcano è quiescente, cioè in un periodo di riposo, ed è caratterizzato da attività fumarolica all’interno del cratere e da bassa sismicità. Attualmente, non si registrano fenomeni che indicano una ripresa dell’attività eruttiva a breve termine.

L’eruzione più probabile al Vesuvio è di tipo esplosivo di medio-bassa energia. Tuttavia, in via cautelativa, la Pianificazione nazionale di Protezione Civile prende a riferimento, come scenario, un’eruzione di media energia che prevede:

• la formazione di una colonna eruttiva composta da gas, brandelli di lava incandescenti e ceneri alta diversi chilometri;
• la caduta di materiale vulcanico, sia di grandi dimensioni (come bombe vulcaniche e blocchi) nell’ area più vicina alla bocca eruttiva, sia particelle di dimensioni minori (come ceneri e lapilli) che spinte dal vento, possono depositarsi anche a diverse decine di chilometri di distanza;
• lo scorrimento di flussi piroclastici, cioè valanghe di gas, cenere e frammenti vulcanici ad a alta temperatura e velocità per alcuni chilometri lungo le pendici del vulcano.

L’attività sismica potrà precedere l’eruzione e accompagnarne le diverse fasi, causando danni particolarmente gravi agli edifici già appesantiti dalla ricaduta di ceneri e lapilli.

Sul Vesuvio è attivo un sistema di monitoraggio vulcanico dei parametri geofisici e geochimici (sismicità, deformazioni del suolo, composizione e temperatura dei gas, ecc.) le cui variazioni possono essere precursori di un’eruzione.  

Il monitoraggio è fondamentale per definire lo stato di attività del vulcano e il relativo il livello di allerta, e per l’attuazione delle misure previste dal Piano di protezione civile.
I dati relativi al monitoraggio del Vesuvio sono trasmessi dall'Ingv – Osservatorio Vesuviano al Dipartimento della Protezione Civile e pubblicati sul sito dell'Osservatorio.

Il sistema di allertamento prevede specifici “livelli di allerta” che descrivono lo stato del vulcano sulla base dei parametri del monitoraggio e di eventuali fenomeni in corso. Il livello di allerta verde corrisponde all’attività ordinaria del vulcano, mentre i livelli di allerta giallo, arancione e rosso rappresentano stadi crescenti di disequilibrio del vulcano verso una possibile eruzione.
La durata di ogni livello di allerta può essere estremamente variabile.

I livelli di allerta sono dichiarati dal Dipartimento della Protezione Civile, in raccordo con la protezione civile della Regione Campania. Un’eventuale variazione di livello viene valutata sulla base delle indicazioni fornite dall’Osservatorio Vesuviano dell’INGV, sul parere della Commissione Nazionale per la Previsione e Prevenzione dei Grandi Rischi.

Le conseguenti azioni che devono essere intraprese dal Servizio Nazionale della Protezione Civile sono definite nelle fasi operative (attenzione, preallarme e allarme) previste nelle pianificazioni di protezione civile. Le fasi di preallarme e allarme sono dichiarate dal Presidente del Consiglio dei Ministri.
Attualmente, il livello di allerta per il Vesuvio è base (ovvero verde).

La zona rossa comprende un’area esposta alla possibile invasione di flussi piroclastici che, per le loro elevate temperature e velocità, rappresentano il fenomeno più pericoloso per le persone e un’area soggetta ad elevato rischio di crollo delle coperture degli edifici per l’accumulo di depositi piroclastici, come ceneri vulcaniche e lapilli.

Fanno parte della zona rossa 25 Comuni delle Province di Napoli e Salerno: Boscoreale, Boscotrecase, Cercola, Ercolano, Massa di Somma, Ottaviano, Pollena Trocchia, Pompei, Portici, Sant’Anastasia, San Giorgio a Cremano, San Sebastiano al Vesuvio, San Giuseppe Vesuviano, Somma Vesuviana, Terzigno, Torre Annunziata, Torre del Greco, Trecase, Palma Campania, Poggiomarino, San Gennaro Vesuviano e Scafati, e solo in parte le circoscrizioni di Barra, Ponticelli e San Giovanni a Teduccio del Comune di Napoli, il Comune di Nola e l’enclave di Pomigliano d’Arco nel Comune di Sant’Anastasia.

La zona gialla, esterna alla zona rossa, comprende l’area che in caso di eruzione è esposta alla significativa ricaduta di cenere vulcanica e di materiali piroclastici, il cui accumulo potrebbe danneggiare alcuni edifici. Fanno parte della zona gialla 63 Comuni e tre circoscrizioni del Comune di Napoli.

Per la zona rossa l’unica misura di salvaguardia è l’allontanamento della popolazione prima dell’inizio dell’eruzione.
Le persone possono decidere se trovare autonomamente una sistemazione al di fuori delle zone a rischio oppure usufruire della sistemazione offerta dallo Stato nella Regione o Provincia autonoma gemellata con il proprio Comune.

Per la zona gialla l’allontanamento della popolazione sarà valutato a evento in corso, in base alla direzione dei venti e all’entità dell’eruzione.
Il Piano per il rischio vulcanico al Vesuvio è di livello nazionale, cioè redatto da tutto il Servizio Nazionale della Protezione Civile a partire da Dipartimento della Protezione Civile, Regione Campania, Prefettura di Napoli, Comuni della zona rossa, Regioni e Province Autonome gemellate.

In preallarme, le persone che vogliono allontanarsi possono farlo autonomamente, trasferendosi in una sistemazione alternativa (ad esempio seconda casa, da parenti o amici, casa in affitto) e ricevendo un contributo economico da parte dello Stato.

In allarme, la popolazione può decidere se allontanarsi con mezzo messo a disposizione dallo Stato o con mezzo proprio. In quest’ultimo caso, lo spostamento deve essere comunicato al Comune e si devono seguire i percorsi previsti dalla Pianificazione, secondo gli orari stabiliti.
La popolazione, inoltre, può decidere se trasferirsi in una sistemazione alternativa scelta autonomamente, ricevendo un contributo economico da parte dello Stato, o usufruire della sistemazione offerta nella Regione o Provincia autonoma gemellata.

Chi decide di allontanarsi con i mezzi messi a disposizione dallo Stato, si deve recare nell’area di attesa individuata dal Piano di protezione civile comunale, autonomamente o con le navette organizzate dal proprio Comune. Da qui il trasferimento verso l’area di incontro fuori dalla zona rossa avverrà con i mezzi messi a disposizione dalla Regione Campania, mentre lo spostamento verso la Regione o Provincia autonoma gemellata sarà assicurato dai mezzi di trasporto individuati dalla pianificazione (treno, autobus, nave).

I dettagli del trasferimento e dell’accoglienza alla popolazione sono definiti nei Piani delle singole Regioni e Province Autonome.

Il sistema di allarme pubblico IT-alert è utilizzato per avvisare di una possibile eruzione imminente al Vesuvio con la conseguente necessità di intraprendere azioni di protezione civile, incluso l’allontanamento della popolazione che vive in zona rossa.

Allo scattare della fase operativa di allarme, viene quindi inviato un messaggio IT-alert sul cellulare di coloro che si trovano nella Regione Campania, per informarli del possibile pericolo. È quindi importante sapere fin da subito cosa fare.

  • Se vivi, lavori o soggiorni nel territorio del Vesuvio, informati se la tua area rientra nella zona rossa o gialla.
  • Le eruzioni possono essere precedute da terremoti: tieni a mente le indicazioni sui comportamenti corretti che puoi leggere nella sezione dedicata di questo sito. 
  • In caso di eruzione, l’unica misura di salvaguardia per la popolazione che vive in zona rossa è l’allontanamento preventivo. Gli edifici, infatti, non offrirebbero un riparo sicuro.
  • Dallo scattare della fase operativa di allarme, le operazioni di allontanamento della popolazione hanno una durata di tre giorni (72 ore).
  • Nel Piano di protezione civile del tuo Comune sono indicate le tempistiche e le modalità per l’allontanamento (percorsi da seguire; aree di attesa in cui recarsi o eventuali mezzi comunali messi a disposizione, etc.).
  • Non è detto che allo scattare della fase operativa di allarme segua effettivamente un’eruzione vulcanica. L’accesso all’area rimane comunque vietato fino a indicazioni diverse da parte delle autorità di protezione civile.
  • In caso di eruzione, la zona gialla è esposta alla ricaduta di lapilli e ceneri vulcaniche. L’allontanamento della popolazione da quest’area sarà valutato a evento in corso, in base alla direzione dei venti e all’entità dell’eruzione. L’accumulo eccessivo di ceneri, infatti, potrebbe causare il crollo dei tetti.
  • Dopo l’allontanamento nella fase di “allarme” non sarà possibile sapere fin da subito se e quando si potrà tornare nelle proprie case. Tieniti aggiornato sulle indicazioni fornite dalle autorità di protezione civile.
  • L’Italia si è dotata di un sistema di allarme pubblico, IT-alert, per l'informazione diretta alla popolazione, che dirama ai telefoni cellulari presenti in una determinata area geografica messaggi utili in caso di gravi emergenze o catastrofi imminenti o in corso, tra cui un’eruzione imminente al Vesuvio. Ricordati che il sistema IT-alert ha alcuni limiti. Per approfondimenti vai sul sito www.it-alert.gov.it.